L’origine dei beni che costituiscono l’attuale patrimonio del Consorzio dei Partecipanti, o Partecipanza, è da attribuirsi a concessioni enfiteutiche (V. in seguito enfiteusi) di vasti appezzamenti di terreno paludoso, boschivo e prativo fatte già dal secolo XII dall’Abate di Nonantola e dal Vescovo di Bologna all’antica comunità persicetana, costituita dai residenti in questi luoghi o qui immigrati appositamente. Gli atti enfiteutici prevedevano la clausola ad meliorandum, cioè l’impegno di bonificare e portare a coltura le terre con obbligo di pagare un tenue canone di affitto e di osservare l’incolato, cioè la residenza continua nel luogo, pena la perdita della concessione.
Tali concessioni collettive “ad meliorandum” e nello specifico con la clausola “ad habitandum” erano in questi secoli uno dei mezzi più utilizzati per affrontare il vasto problema del dissodamento e della bonifica poiché lo sforzo del singolo sarebbe stato vano.
Va sottolineato che questo tipo di concessione, non peculiare del territorio emiliano, e usato in larga scala soprattutto nelle proprietà ecclesiastiche, ha per quell’epoca spiegazioni storiche ben precise, legate soprattutto alla fine delle invasioni barbariche e in modo particolare al mutamento del clima. Fra il XII e XIII secolo (1100-1200) infatti, il clima è molto piovoso ed è assai più caldo (ad esempio nel 1200 la vite si coltiva fino al sud della Scandinavia). Grazie a questa situazione i raccolti sono più abbondanti, ci si nutre meglio e pertanto la popolazione cresce.
INIZIO DEL XII SECOLO SECONDA PARTE